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loghi, compagni interscambiabili. Non sono in realtà adulti quindi, sono pari: non voglio-
no responsabilità e non entrano mai in conflitto. Piuttosto si spiegano, si giustificano, si
adattano, mediano. Mai un diverbio, una alzata di tono, una sterzata brusca. “La risciac-
quata di un minuto” (“The one minute scolding” secondo il bel libro di G. Nelson) non
è più attuale. Questi genitori non esercitano funzioni “normative”, non mettono e non
discutono “regole”, ma semmai cercano compromessi. Nella Rivista Conflitti è stata fatta
una disamina esaustiva di questa particolare problematica e da questo contributo emerge
che oggi la famiglia ha perso questa funzione “normativa” assumendo su di sé quasi total-
mente quella “affettiva”. Ci sono famiglie “affettive” che non svolgono nessuna funzione
“normativa”.
Se si vuole utilizzare un altro linguaggio si potrebbe dire che questo tipo di genitori, questi
adulti non sono un vero “Fattore Protettivo”, come un vero genitore dovrebbe essere. Anzi
alcuni genitori di questo tipo potrebbero essere considerati “Fattori di rischio”. Certamen-
te in alcune situazioni un tale genitore aumenta i rischi di squilibrio.
Questa perdita di confini, questa mancanza di confronti, l’azzeramento di una sana conflit-
tualità tra generazioni limitrofe (così come teorizzato dal grande etologo Konrad Lorenz),
creano certamente un rapporto diverso tra le generazioni limitrofe e forse anche danni nel
tessuto sociale. I bambini di oggi sembrano esposti ad una generazione di genitori imma-
turi che proiettano sui loro figli i propri conflitti ed il loro desiderio di continuare ad essere
ancora, loro stessi, accuditi.
Ma il problema degli adulti in questo periodo storico-sociale non si ferma ai genitori per-
chè vi è un problema di perdita di prestigio e di autorevolezza anche nella Scuola e nelle
Agenzie Educative in genere.
5.2 Nella scuola
Nella Scuola il patto “virtuale” fra adulti (ovvero Insegnanti e Genitori) non funziona più,
con la conseguenza che il bambino/alunno diviene – ancora una volta – centrale, e provo-
ca scontri tra gli adulti stessi. Così se la maestra interviene a correggere, a riprendere o a
punire l’alunno, il genitore insorge e va a protestare. All’inverso se il genitore prende una
qualche posizione educativamente forte, l’insegnante convoca i genitori e avanza qualche
ipotesi sulla famiglia stessa chiedendo ai genitori se per caso vi è qualche problema in
famiglia. E’ un rincorrersi di appunti, proteste, svalorizzazioni reciproche che minano
qualsiasi tentativo di coalizzazione tra adulti significativi che potrebbero guadagnare, in
tale direzione, un minimo di autorevolezza.
In ogni caso si evince facilmente come vi sia un gioco al massacro con il quale l’adulto
disconferma l’altro nel suo “ruolo” con il risultato che la funzione educativa esercitata
dagli adulti è, nel suo complesso, svilita e screditata.
E’ necessario anche sottolineare che la Scuola, soprattutto quella Primaria, è diventata
una “palestra” unica per gli aspetti di socializzazione e di esercizio della conflittualità
e quindi per l’educazione alla regolazione della aggressività e alla mediazione. Questo
aspetto si è sviluppato recentemente con il fatto evidente che ai bambini è impedito, dalla
rigida strutturazione organizzativa dei tempi e degli spazi di vita sociale, di esplorare li-
beramente sia il territorio sia i gruppi di coetanei e comunque i gruppi sociali spontanei.
Quindi nella Scuola si creano necessariamente, tutti insieme, quei problemi che una volta
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